Enzo Bianchi
Enzo Bianchi, omonimo del priore di Bose, nacque a Vermezzo (MI) il 3 agosto 1949.
Lavorò come impiegato presso la Banca Popolare di Abbiategrasso.
Per tutta la sua vita si impegnò molto nell’Azione Cattolica, sia a livello parrocchiale che diocesano.
All’interno dell’Associazione, fu sempre un riferimento certo per tutti, preoccupato innanzi tutto di vivere in prima persona gli insegnamenti che traeva dalla Parola di Dio e dal Magistero della Chiesa. Amò sempre la Chiesa locale che serviva, anche quando per i problemi che talvolta incontrava non riusciva a comprenderla fino in fondo.
Per diversi anni svolse anche le funzioni di Vice-Presidente Diocesano di Azione Cattolica.
Era sua abitudine in questa veste svolgere una costante opera di raccolta e di diffusione delle ricchezze spirituali che traeva dalle sue molteplici esperienze, dai suoi incontri, dalle letture di testi di riflessione, di articoli che selezionava dai giornali.
Si dedicò sempre con grande impegno anche nella vita della sua parrocchia di Santa Maria Nuova.
In questa veste, anche nei momenti più difficili della vita associativa, cercò sempre di trasmettere quella tranquillità derivante dall’appartenenza alla Chiesa e quindi a Dio.
Nel 1987 fu cofondatore del nucleo di Abbiategrasso dell’A.V.O. (Associazione Volontari Ospedalieri), che prese formalmente avvio nel giugno del 1988. Da allora Enzo Bianchi resterà sempre segretario della sezione fino alla data della sua morte, impegnandosi direttamente ed attivamente in particolare all’Istituto Golgi e all’Ospedale Cantù.
Per gli ospiti di queste strutture divenne un faro. Con la sua semplicità riusciva infatti ad entrare nel cuore delle persone, anche nel suo ultimo anno di vita, quando le sue condizioni di salute gli rendevano gli spostamenti sempre più difficili.
Nel 1970 chiese di entrare nell’Istituto Secolare dei Missionari della Regalità di Cristo, dove pronunciò la professione nel 1975. Come componente dell’Istituto si relazionò stabilmente con quelle personalità di alto livello politico che dello stesso Istituto facevano già parte.
Per ben quindici anni, dal 2000 al 2015, ne svolse le funzioni di Presidente, per un periodo quindi secondo per durata solo a quello dello storico Presidente Ezio Franceschini.
Nello svolgimento del suo compito cercò sempre di coniugare il rispetto per le singole persone con la cura per il bene della comunità vocazionale e per la salvaguardia del suo carisma.
Dio gli aveva infatti consegnato un grande talento: la vocazione alla secolarità consacrata. Il lavoro, l’impegno sociale, le problematiche familiari furono i mezzi da lui consapevolmente scelti per la sua santificazione. Anche l’impegno ecclesiale partiva da questa scelta: volle infatti sempre compierlo da laico e con stile laicale.
In applicazione concreta della propria vocazione, fu attivo anche nel sindacato e nel quartiere. Collaborò alla pastorale della Chiesa locale cercando sempre di far sentire la voce degli operai, dei poveri, delle persone in difficoltà.
Non aveva titoli di studio elevati, ma per tanti anni accompagnò i giovani in ricerca, sostenendoli nelle loro scelte.
Era un uomo di dialogo, con le idee chiare, ma sempre conciliante.
Cercò sempre i rapporti e la collaborazione anche con le altre famiglie dell’Istituto (Missionarie e Sacerdoti).
Nel nascondimento, parola che ha sempre caratterizzato la modalità della sua testimonianza, ha consacrato la sua vita come laico al servizio della comunità cristiana e di quella civile. E’ stato uomo e cristiano laico adulto costantemente ispirato dall’esigenza di vivere e incarnare i principi del Concilio Vaticano II. Le radici della sua fede sono sempre state molto profonde, tanto che le intemperie della vita non hanno mai potuto intaccarle.
E’ particolarmente significativo che proprio lui, che nelle sue scelte di vita si è sempre prodigato nell’avere cura di chi soffre, abbia dovuto affrontare a sua volta per anni la sofferenza fisica, nella sua fragilità tutta umana.
Per tutti, come risulta dalle numerose testimonianze di chi lo ha conosciuto e frequentato, Enzo Bianchi, che ha terminato la sua vita terrena a Magenta l’11 dicembre 2016, è stato soprattutto e semplicemente un uomo buono.