Padre Agostino Gemelli, al secolo Edoardo, nacque a Milano il 18 gennaio 1878 in una famiglia agiata legata alla massoneria. Si iscrisse in Medicina presso l’Università di Pavia. In quel periodo consolidò le sue idee positiviste e anticlericali già assorbite nell’ambiente familiare. A Pavia avvertì il fascino del socialismo, grazie anche all’influenza allora esercitata da Filippo Turati, e abbandonò l’ideologia repubblicana.
Durante gli anni universitari, quando da parte socialista e radicale si sviluppò una polemica contro il suo maestro, il premio Nobel Camillo Golgi, che, nonostante le sue idee positiviste e anticlericali, era considerato un reazionario, Gemelli prese le sue difese, cominciò ad allontanarsi gradualmente dal partito socialista, finchè non ne venne espulso.
In quel periodo iniziò a sviluppare una forte amicizia con Ludovico Necchi, che era già stato suo compagno di liceo, e, attraverso lui, con diversi esponenti della FUCI, con i quali iniziò a confrontarsi spesso sul piano ideologico.
Si laureò il 9 luglio 1902 con il massimo dei voti, con una tesi su “Note sull’embriologia e sull’anatomia dell’ipofisi”, che venne anche in parte pubblicata, e il cui relatore fu proprio Golgi.
In attesa di svolgere il servizio di leva fece un tirocinio di tre mesi presso l’Ospedale Maggiore.
Il 1° novembre 1902, rinunciando a frequentare la Scuola di Sanità Militare di Firenze per Allievi Ufficiali per poter rimanere vicino all’Università, iniziò un anno di volontariato come soldato di sanità nell’Ospedale Militare di Milano, che aveva sede nell’ex Monastero Benedettino di Sant’Ambrogio. Qui incontrò nuovamente il suo amico Ludovico Necchi. Per suo tramite iniziò a frequentare un giovane sacerdote, Giandomenico Pini, ex avvocato, allora catalogatore della Biblioteca Ambrosiana. Attraverso diversi colloqui e le conversazioni con alcuni giovani francescani, suoi compagni di servizio militare, nell’aprile 1903 Gemelli riprese la pratica religiosa.
Già da tempo le precedenti esperienze lo avevano comunque portato in posizioni di critica al positivismo e al materialismo. La sua conversione non fu pertanto improvvisa, ma fu preparata da un progressivo abbandono delle precedenti convinzioni.
Fu invece abbastanza improvvisa la vocazione religiosa, di cui resta testimonianza in una lettera del 13 maggio 1903 inviata a don Pini. Quasi contemporanea fu anche la decisione di diventare francescano, tanto che il 17 luglio dello stesso anno aderì al Terz’Ordine. I suoi genitori, ai quali comunicò la sua decisione, si dimostrarono nettamente contrari, per cui, terminato il 16 novembre l’anno di volontariato, anziché rientrare in famiglia, entrò direttamente nel convento francescano di Rezzato, presso Brescia.
Il 23 novembre dello stesso anno venne ammesso all’ordine con il nome di Frà Agostino. Trascorso l’anno di noviziato, il 23 dicembre 1904 Gemelli pronunciò i primi voti. Dopo la professione religiosa fu inviato nel convento di Dongo per studiare filosofia e teologia, ma fu poi rimandato a Rezzato, dove continuò gli studi di teologia, per passare poi al convento di S. Antonio a Milano.
Venne ordinato sacerdote il 14 marzo 1908.
A partire da quel momento Padre Gemelli si fece costantemente promotore di un profondo dialogo tra scienze della mente e cultura cattolica, adottando un approccio sempre scientificamente eclettico.
Rinunciando ad esercitare la professione medica, anche per l’incompatibilità prevista dal diritto canonico, indirizzò comunque le sue ricerche al servizio della psicologia. Parallelamente promosse l’applicazione delle innovazioni scientifiche al servizio della Chiesa, invitando in diverse occasioni il mondo cattolico ad affrontare con strumenti adeguati il problema dei rapporti tra religione e scienza.
Nel 1909 fondò la “Rivista di Filosofia Neo-Scolastica”. La rivista seguiva l’indirizzo tomista, senza tuttavia trascurare le correnti del pensiero moderno.
Unendo fedeltà al metodo empirico della scienza e ossequio all’ortodossia, Gemelli mise la sua cultura medica e i suoi studi al servizio della Chiesa.
Negli anni dal 1909 al 1912 si battè attivamente, partendo dalle sue conoscenze mediche, per sostenere scientificamente il carattere miracoloso di molte guarigioni verificatesi a Lourdes, in lotta contro i circoli medici legati alla massoneria.
Divenne famoso un suo intervento nel novembre del 1910 presso l’associazione sanitaria milanese in cui affrontò in un pubblico contraddittorio i colleghi medici scettici sul carattere soprannaturale degli eventi di Lourdes, pubblicandone poi il resoconto nel libro “La lotta contro Lourdes”, in cui espone le prove e i documenti per sostenere l’inspiegabilità scientifica delle guarigioni.
Nel 1910 promosse l’Associazione “Pro Cultura”, il cui fine era quello di affermare nel campo del pensiero e della scienza la perenne vitalità del cattolicesimo.
Tra il 1910 e il 1914 soggiornò per lunghi periodi in Belgio, Francia e Germania, sempre per motivi di ulteriore studio e approfondimento, rimanendo ammirato dei mezzi che là venivano messi a disposizione degli studiosi e dell’organizzazione delle istituzioni cattoliche.
Nel 1912 si impegnò per l’istituzione dell’“\Opera impiegate”, fondazione laica dipendente del Ministero del lavoro, che si proponeva di aiutare le donne che, sempre in maggior misura, si impegnavano nel mondo del lavoro nella società industriale che avanzava.
Il 13 dicembre 1913 all’Università di Torino sostenne l’esame per la libera docenza in psicologia sperimentale. Ciò gli permise di tenere corsi in quella materia nella stessa Università di Torino negli anni 1915/1916 e 1918/1919, nell’Accademia Scientifico-Letteraria di Milano dal 1919 al 1923, e nella neonata Università Cattolica a partire dal 1921.
Nel 1914 fondò la rivista di cultura “Vita e Pensiero”. Durante la prima guerra mondiale prestò la sua opera al fronte come capitano medico, ma svolse anche le funzioni di cappellano. A Udine fondò un laboratorio di psicofisiologia applicata per la selezione degli aviatori.
Al termine della guerra, tornò alla ricerca scientifica, occupandosi in particolare dei rapporti tra biologia e psicologia.
Nel 1919 Gemelli fu tra coloro che si attivarono per la fondazione di un partito di ispirazione cristiana, cercando di accentuarne la connotazione confessionale. Questo lo portò ad un acceso dibattito con chi sosteneva la mozione di don Sturzo, che puntava invece maggiormente verso un’impostazione aconfessionale. Anche se quest’ultima impostazione prevalse, Gemelli si mantenne comunque sempre in una posizione di collaborazione e di dialogo.
Il 16 aprile 1919 partecipò alla costituzione dell’Istituto di Studi Superiori G.Toniolo, che diverrà subito dopo l’ente promotore dell’Università Cattolica, che ottenne il riconoscimento pontificio e che venne inaugurata il 7 dicembre 1921, inizialmente con due Facoltà: Filosofia e Scienze Sociali.
L’Università Cattolica il 2 ottobre 1924 ottenne anche il riconoscimento statale.
In tal modo Gemelli si proponeva di inserire gradualmente i propri laureati nella carriera accademica, nelle professioni, nella pubblica amministrazione, nell’insegnamento, favorendo una più larga partecipazione dei cattolici nella società italiana, sino alla realizzazione di quella società cristiana che era nelle sue prospettive. Il mondo accademico allora era dominato dal positivismo e pervaso da pregiudizi laicisti anche di tipo massonico, che propugnavano una insanabile opposizione tra scienza e fede. Attraverso l’Università Cattolica Gemelli si impegnò a mostrare l’inconsistenza di tale pregiudizio, formando una classe dirigente professionalmente capace e culturalmente orientata.
Appartengono agli anni trenta i suoi studi sulle condizioni psicofisiche dei lavoratori, sulle malattie professionali, sui più delicati problemi connessi al mondo del lavoro e sul processo di modernizzazione industriale, sulla selezione attitudinale, sui ritmi di produzione, sul rapporto uomo – macchina e sulla formazione professionale dei lavoratori, che portarono significativi contributi alla psicologia del lavoro, svolgendo un ruolo che fu definito di “mediatore eclettico” tra ideologia cattolica e capitalismo negli anni del regime.
Nel 1937 venne nominato Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze.
Nel 1939 venne scelto per presiedere un convegno nazionale di studi sulla Sindone.
Il 16 dicembre 1940, mentre tornava in auto da Firenze, ebbe un grave incidente stradale. Fu ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Rizzoli di Bologna, dove rimase per due mesi. Riuscì a riprendersi, ma l’essere costretto alla sedia a rotelle e alle stampelle fu per Gemelli un duro colpo, abituato com’era ad essere sempre attivo e autonomo.
In seguito ai gravi bombardamenti subiti a Milano durante la guerra, Gemelli si attivò per le opere di ricostruzione dell’Università Cattolica. Durante il periodo della Repubblica di Salò, per evitare possibili coinvolgimenti deliberò di non conferire lauree, limitandosi a far registrare in via amministrativa l’avvenuto completamento degli studi.
In quel periodo, in collaborazione con Ezio Franceschini, organizzò una vasta rete che si avvalse anche di un servizio di sorveglianza all’interno dell’Università per impedire che spie e agenti della stessa Repubblica di Salò potessero infiltrarsi. Questo servizio non risparmiò comunque a Gemelli un processo imposto dagli alleati a tutte le Università e a tutti i Rettori, processo che si concluse comunque con il proscioglimento.
Finita la guerra, nel 1946 Gemelli ebbe un altro incidente che lo costrinse su una carrozzella. Superato il momento difficile, riprese comunque la guida dell’Università.
Con l’istituzione dell’Assemblea Costituente e l’avvio della vita politica dell’Italia repubblicana Gemelli ebbe la grande soddisfazione di vedere molti uomini formatisi nella sua Università Cattolica partecipare attivamente alla vita pubblica, assumendo posti di responsabilità nella politica nazionale, nelle amministrazioni locali, nei sindacati.
Nel dopoguerra Padre Gemelli venne nominato membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e si dedicò con grande impegno allo sviluppo dell’Università Cattolica, di cui fu nominato Rettore a vita con un Decreto del Presidente della Repubblica del 1953, al compimento dei 75 anni di età.
In quegli anni continuò un’intensa attività di pubblicazione di vari saggi nel campo della teologia morale ed ascetica, della filosofia e della psicologia.
Padre Gemelli riuscì come ultima opera a portare a compimento il suo progetto di istituzione, all’interno dell’Università Cattolica, di una Facoltà di Medicina con sede a Roma. Non riuscì però a vederne la realizzazione. Morì a Milano il 15 luglio 1959, all’età di 81 anni.
Il suo funerale venne celebrato nel Duomo di Milano dall’allora Arcivescovo Montini, che tenne poi anche la commemorazione nella cappella dell’Università Cattolica.
Il ruolo di Padre Gemelli fu di grande importanza nella diffusione delle conoscenze e delle pratiche psicologiche nell’Italia del primo Novecento. Fu il principale promotore in Italia della rinascita e del rinnovamento di un pensiero cristiano non più impermeabile ai progressi della scienza. La sua produzione pubblicistica abbraccia 2157 titoli accertati.
Scienziato convertito, fu persona spesso anche controversa, tanto che dovette spesso anche difendersi da accuse di antisemitismo e di simpatie nascoste per il fascismo. Nonostante qualche asprezza caratteriale, che lui stesso per primo riconosceva, fu comunque indiscutibilmente un uomo di grande generosità e soprattutto di grande fede, profonda e totale, che cercò sempre di adattare e modellare la propria missione sulla base del difficile contesto storico e culturale in cui si trovò a vivere e ad operare, senza però tuttavia farsene mai travolgere.
La stessa scelta francescana fu estremamente significativa nel suo desiderio di darsi totalmente a Cristo, senza rifugiarsi nell’ascetismo ma continuando ad essere fortemente presente nelle concrete problematiche del mondo.
Fu fondamentale il suo ruolo nell’origine degli Istituti Secolari e fu fondamentale il suo contributo nel dare vita e nel fissare i valori di fondo di questo tipo di vita consacrata. Padre Gemelli si rendeva conto di quanto fosse importante rendere possibile un vero e totale apostolato cristiano nel mondo contemporaneo. Sottolineava in una delle sue lettere come, in una società che spinge sempre di più verso l’ateismo e il materialismo pratico, fosse fondamentale che il cristiano vivesse nelle condizioni in cui lavorano ed operano tutti gli altri uomini. Sapeva camminare coi tempi senza tuttavia perdere i valori di fondo.
Accanto all’impegno nell’Università Cattolica e ai numerosi altri nel campo della cultura e delle scienze, fondamentale fu il suo contributo per la nascita e lo sviluppo del concetto di consacrazione laicale, di laicità consacrata, sempre nella prospettiva ideale di una profonda presenza cristiana nella società, negli ambienti di vita ordinaria, nelle realtà dove l’uomo concreto vive ed opera.
Prima della sua conversione e dell’ingresso nell’Ordine dei Frati Minori, Gemelli aveva già fatto un’esperienza umana ricchissima. Lo spirito “laico” di Gemelli, arricchito di un appassionato amore per Cristo e per la Chiesa, non lo abbandonò mai, portandolo in particolare, prima ad intuire, e poi ad inventare, quelle associazioni di laici consacrati che sarebbero poi diventati gli Istituti Secolari, così come li conosciamo oggi. E questo in un tempo in cui, nella dottrina e nella prassi della Chiesa, non si concepiva ancora che la consacrazione a Dio si potesse vivere nel mondo, al di fuori delle forme tradizionali della vita religiosa.
L’incontro di Gemelli con Armida Barelli fu determinante da questo punto di vista. Nel 1919 nasceva pertanto una nuova famiglia che prese il nome di “Terziarie Francescane per il Regno Sociale del Sacro Cuore”, che nel 1927 prese il nome di “Missionarie della Regalità di Cristo”. Il nuovo nome tendeva a sostanziare la nuova istituzione di una tematica teologica molto più ampia di quella del Regno Sociale del Sacro Cuore. Si passava da un generico impegno in opere di apostolato ad un impegno a vivere lo spirito evangelico nelle più varie situazioni, in un sempre più diretto rapporto col mondo. Il cammino su questa strada sarebbe però ancora stato lungo. Nel 1939 Padre Gemelli stese una “Memoria storico-giuridica sulle associazioni di laici consacrati a Dio”, che inviò alla Sacra Congregazione del Concilio. I tempi non erano però ancora maturi e la “Memoria” fu fatta ritirare.
La nuova famiglia spirituale continuò tuttavia a vivere e a svilupparsi.
Contestualmente e parallelamente, nel 1929, sempre in collaborazione con Armida Barelli, Gemelli fondò l’Opera della Regalità, istituzione di tipo liturgico a carattere popolare. Gemelli intendeva in tal modo attuare il nuovo indirizzo espresso da Papa Pio XI con l’Enciclica “Quas primas” in materia di spiritualità, spostando maggiormente l’asse su Cristo. Si intendeva agire attraverso un ritorno alle autentiche fonti cristiane (Parola di Dio e liturgia), la cui conoscenza, che doveva essere estesa a tutti i battezzati e non solo a gruppi elitari, doveva aprire, ai laici in particolare, la via per un più concreto e significativo impegno nel mondo. Si iniziò pertanto un’intensa attività tesa a diffondere in vari modi la spiritualità cristocentrica e a dare un apporto al cambiamento della situazione religiosa in Italia, ancorata a contesti ristretti e a devozioni particolari. Come riconobbe successivamente Paolo VI l’Opera della Regalità fu la prima che cercò di attingere la preghiera pubblica e popolare ai testi autentici della Chiesa e che cercò di divulgarli, più di trent’anni prima della costituzione sulla Sacra Liturgia del Concilio Vaticano II.
Anche l’Istituto Secolare dei Missionari della Regalità di Cristo deve la sua fondazione a Padre Gemelli. Egli ebbe chiaro sin dall’inizio l’ideale della consacrazione laicale nel mondo. E’ probabile comunque che in un primo tempo pensasse a volgere tale ideale a sostegno dell’Università Cattolica. L’Istituto assunse tuttavia ben presto quella forte caratterizzazione che dura tuttora: piena secolarità, autonomia individuale, spiritualità francescana.
Gemelli, a completamento della sua opera, desiderò fortemente la fondazione anche di un istituto secolare sacerdotale. Desiderava dare a tutti e tre gli istituti un’unica matrice, quella secolare e quella francescana. Nel 1953 venne pertanto fondato anche l’istituto dei sacerdoti, concependolo come realtà super-diocesana, legata da viva fraternità, con finalità missionaria a servizio della Chiesa nella Chiesa locale a partire proprio dai presbiteri diocesani. La scelta della secolarità anche per i sacerdoti andava a inquadrarsi e a fondarsi proprio in questo contesto.
L’istituto dei sacerdoti ricevette il suo riconoscimento come istituto di diritto diocesano nel 1971 per arrivare poi nel 1978 a venire riconosciuto come istituto di diritto pontificio.
Alcuni anni dopo la sua morte, l’intuizione di Padre Gemelli trovò conferma definitiva al massimo livello ecclesiale, in quanto nei documenti ufficiali del Concilio Vaticano II e nel nuovo Codice di Diritto Canonico gli Istituti Secolari trovarono a pieno titolo il proprio posto nella dottrina e nella legislazione della Chiesa.
TESTI DI RIFERIMENTO
- Voce Wikipedia
- Testimoni nel mondo; anno 11, n. 1, gennaio – febbraio 1985
- Don Luigi Curti, Ricordi di Padre Gemelli
- Franceschini, Gesù Cristo nella vita di Padre Gemelli, Quaderni di Spiritualità Francescana
Opere
Fra le sue opere vanno ricordate:
- Il Francescanesimo, Milano, 1932
- San Francesco d’Assisi e la sua gente poverella, 1945
- La psicologia dell’orientamento professionale (1945).
- Psicologia dell’età evolutiva, con A. Sidlauskaite (1946).
- La personalità del delinquente (1946).
- Introduzione alla psicologia, con Zunini (1947).
- Biologie, Colombo Cursi Editore, Pisa (1939).
- La lotta contro Lourdes, Firenze (1911).
- Contro padre Pio, Milano, Mimesis Edizioni, 2010.
Bibliografia
- Montini et al., Fede e scienza nella vita e nell’opera di Agostino Gemelli francescano, Vita e pensiero, Milano 1960
- Maria Sticco, Padre Gemelli. Appunti per la biografia di un uomo difficile, Milano, 1976
- E. Franceschini et al., Agostino Gemelli, Vita e pensiero, Milano 1979
- E. Preto, Bibliografia di Padre Agostino Gemelli, Vita e pensiero, Milano 1981
- A. Pronzato, Il magnifico terrore, Gribaudi, Torino, 1983
- G. Cosmacini, Gemelli. Il Machiavelli di Dio, Rizzoli, Milano 1985
- F. Mattesini et al., Agostino Gemelli: trenta anni dopo, Vita e pensiero, Milano 1991
- N. Raponi, Gemelli, Agostino in Dizionario biografico degli italiani, Roma 1999, vol. 53, pp. 26–36
- R. Loy, La parola ebreo, Einaudi Editore, Torino 2002
- M. Bocci, Agostino Gemelli rettore e francescano, Morcelliana, Brescia 2003
- F. Castelli, “L’imputato Gemelli è assolto“, in: L’Osservatore Romano, venerdì 16 settembre 2011, pag. 5.
- C. Gabrieli, “Costantini-Gemelli storia di un’amicizia“, in: Il Popolo, domenica 10 aprile 2016, p. 22